Quel dimenticato intellettuale di nome Antonio Jamalio

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 Profilo dello storico e letterato autore de “La Bella Dormiente”

di Giacomo de Antonellis

Nato in Lucera 26 luglio 1856, si spense l’11 luglio 1949 a Roma ove si era ritirato da pensionato: visse dunque 93 anni di cui soltanto un terzo a Benevento che però adottò come patria per fascino e cultura. Questo fu Antonio Jamalio, autore di un’eccelsa opera sul territorio, La Regina del Sannio, studioso e docente di letteratura, fondatore della prima Società storica del Sannio. Un intellettuale che la città ha obliato ingiustamente ma che la vera cultura non può dimenticare. Non occorre una targa di strada (tra l’altro mai concessa) per restare nella Storia.

Jamalio sopravvive nel tempo per la purezza dello spirito, per l’impegno nell’insegnamento e per l’attività creativa. Durante gli studi a Napoli, giovanissimo, ebbe la ventura di frequentare il convivio letterario di Francesco De Sanctis alla Salita San Severo 17, apprezzandone le doti morali e dottrinali del docente e di intellettuali come Benedetto Croce, Pietro Fedele, Giustino Fortunato, Francesco Torraca. Primo impegno per Jamalio fu la cattedra di Letteratura italiana all’Istituto magistrale di Benevento, evento decisivo per il suo destino. Si innamorò della città e della sua terra, scrivendo Su e giù per il Sannio (articoli riuniti dalla Tipografia Forche Caudine nel 1911) e La Regina del Sannio (Morano, Napoli 1918) che gli davano notorietà quale autore di saggi letterari e pedagogici. Collaborava pure alla Rivista Storica del Sannio di Antonio Mellusi prima di fondare nel 1922 la “Società storica del Sannio”, presidente Enrico Cocchia, ampliando gli studi su Irpinia Molise e Capitanata attraverso gli Atti della Società Storica. Intanto elaborava per varie riviste una serie di schizzi sul maestro De Sanctis condensati in volume soltanto ad uso interno dalla Biblioteca di Lucera.

In uno di tali scritti, pubblicato in Avellino nel 1933, Jamalio analizzava il pensiero religioso del Professore (Morra 1816 – Napoli 1883) per il quale la tradizione spirituale si limitava “agli anni della giovinezza prima di avere della religione una concezione seriamente storica politica e filosofica”. Atteggiamento in contrasto con quello dell’amatissima sposa Marietta Testa donna di profonda fede, come evidenzia il carteggio tra la stessa e il docente lucerino: tra l’altro egli scopriva che il De Sanctis discuteva spesso con la moglie di questioni religiose dandole “chiarimenti di dottrina cattolica così interessanti quali essa non riceveva quasi mai dal suo confessore pure così dotto e pio”. Sono pagine – giudicate “bellissime nuove e profonde” dal Fedele, ministro dell’Istruzione tra il 1925 e il 1928 – che esprimono in pieno la sensibilità dello scrittore. Jamalio, comunque, dovette abbandonare l’insegnamento nel 1927 per raggiunti limiti di età: ciò gli consentì di dedicarsi in pieno alla Società Storica ma la mancata adesione al regime gli precludeva sovvenzioni pubbliche per cui diventava impossibile portare avanti l’iniziativa che si estingueva nel 1932. Del resto, sin dal 1928 analoghe funzioni culturali venivano assolte dalla rivista «Samnium» di Alfredo Zazo: con il pieno gradimento ufficiale. E il ritiro dell’intellettuale alla vita privata nella capitale fu accolto con sollievo dalle autorità del regime.

Il ricordo di Antonio Jamalio (Iamalio, secondo alcune trascritture) resta comunque legato all’ode, o meglio alla lettura come egli gradiva definirla, su “La bella dormiente del Sannio” ovvero quel giogo del Taburno che prende forma di donna supina. Omaggio alla natura del suolo composto il 15 marzo 1915 siglando il richiamo della Regina del Sannio a vivere l’avita gloria beneventana: “Risorgi, o donna di provincia, e regna!”. Affascinato da tali parole, prendo adesso l’ardire di completare i suoi 124 versi con altre sei quartine emerse dalla mia fantasia.

 

Destati o Ninfa che giaci indisturbata,
destati e cogli il senso della vita!
Bella Dormiente t’hanno nominata
perché distesa qual giacente stilita.

Nel mondo spirano mille affanni
tra confronti e lotte, rovine e danni,
che meriterebbero il tuo intervento
per stroncare ogni agire violento.

Bella tu sei per sembiante e stile
ma troppo aliena da quel risveglio
che indurrebbe la gente al meglio
con forza unita e piglio giovanile.

Bella tu appari nonostante l’etade
nei secoli immutabile e singolare
per questo eterno e vano oziare
in attesa di scendere nell’oscura Ade.

Salve mia ninfa, Bella Dormiente!
Cerca di uscire dal dolce far niente
scuotendo il corpo dall’eterno torpore
per farti ammirare nelle solari ore.

Il Sannio attende un segno di rivolta
– responsabile, dignitoso, duraturo –
per plasmare dominio un’altra volta.
L’esige la Storia dal passato al futuro.

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