Mercoledì, 15 Luglio 2015 17:14

Cos’è il Club di Autori Indipendenti

Il Club di Autori Indipendenti® è un’associazione culturale senza finalità di lucro nata per realizzare il sogno di tanti autori che hanno manoscritti nel cassetto ma non trovano un editore disponibile per le loro pubblicazioni. In pratica, gli scrittori associati diventano autoproduttori fruendo di una piccola e bene organizzata struttura in grado di seguire tutte le fasi della preparazione tecnica, dalla revisione redazionale del testo alla sua sistemazione grafica, fino all’inserimento in una specifica collana.

Quali sono le fasi principali di questo progetto? Poche e semplici. Basta rivolgersi al Club (senza alcun impegno) presentando il proprio elaborato: in tempi brevi il materiale viene esaminato dando all’autore un sintetico giudizio sulla possibilità di stampare il manoscritto. È indispensabile che il testo sia scritto in corretto italiano, privo di espressioni volgari o immorali, non offensivo verso persone o istituzioni ed abbia anche un valido contenuto letterario. Non esistono preclusioni di tipo ideologico. Accertati questi elementi essenziali, l’Associazione presenta un preventivo sui costi complessivi di stampa e paralleli oneri generali, in modo da consentire al proponente di valutare la convenienza o meno sulla pubblicazione del testo.

Questo procedimento comporta chiaramente vantaggi per l’autore che riesce a centrare il proprio scopo in tempi brevi, evitando estenuanti (e spesso mortificanti, visto che quasi sempre restano senza esito) peregrinazioni tra case editrici che quasi sempre non prendono in considerazione le proposte di persone non conosciute. 

Attivo dal 1997, attualmente ha in cantiere la pubblicazione di alcune nuove collane: Samnium (storia locale e non), Tuitio (testi religiosi), Libertas (testi di storia dell'economia), Drama (testi teatrali), Fabula (testi di narrativa).

Dal 2015 pubblica due riviste scientifiche on-line: StoriaLibera. Rivista di scienze storiche e sociali, diretta dal prof. Beniamino Di Martino, e Veritatis Diaconia. Rivista semestrale di scienze religiose ed umanistiche, diretta dal prof. Filippo Ramondino.

 

Contatti  

Club di Autori Indipendenti
Palazzo Isernia al corso Garibaldi (già Strada Magistrale) 95
82100 Benevento  BN
Tel. 0824.53464
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Mercoledì, 20 Agosto 2014 08:05

Il culto di Iside nel Sannio

Nel primo secolo dopo Cristo scoppiò all’improvviso il culto delle divinità egizie che l’imperatore Tito Flavio Domiziano (romano, 51-96 d.C., che si era autoproclamato dominus et deus, signore e divinità) volle imporre soprattutto per emarginare quei cittadini (ebrei e cristiani) che ostentavano senza alcun timore il loro monoteismo. In questa fase veniva eretto a Benevento, negli anni 88-89 d.C., un santuario dedicato a Iside, e ciò introduceva un evento assolutamente originale per la gente  del Sannio che praticava in massima parte culti pagani diversi da quelli romani. La novità faceva accorrere dall’intera regione folti gruppi di pellegrini che visitavano questo tempio, straordinario per magnificenza e originale per offerta religiosa. Ciò non comportava adesione ai riti ma spirito di curiosità. Il culto isiaco si era insediato da tempo in vari punti di Roma, pur tra mille opposizioni, culminati nel bando del Senato che nel 64 a.C. ne aveva proibito l’esercizio pubblico in città: probabilmente per tale motivo gli interessi dei seguaci dovettero spostarsi altrove come documentano le collezioni del Museo archeologico di Fiesole per l’area toscana e del Museo nazionale di Napoli per le scoperte di Pompei. Ovunque la figura della divinità egizia appariva quasi una versione esotica di alcune venerate espressioni della tradizione pagana quali Cibele simbolo di fecondità, Era-Giunone protettrice della maternità, Demetra-Cerere madre della terra e Afrodite-Venere dea dell’amore.

 A Benevento e dintorni chi non ha mai sentito parlare almeno una volta dell’arcivescovo Orsini? La risposta è positiva per la quasi totalità dei cittadini ma il problema sta nel fatto che ben pochi sanno collocarlo nel tempo e nel ruolo esercitato a favore dell’intero Sannio. Sono pochi persino gli studi sul personaggio che gli specialisti in fatti storici preferiscono approfondire limitandosi ad aspetti e situazioni del tutto settoriali. Per una lettura semplice e moderna sul cardinale di Gravina non esiste materiale in circolazione. O meglio non esisteva fino al testo di Giacomo de Antonellis, appena uscito per conto delle Edizioni Scientifiche Italiane quale primo quaderno dell’Archivio storico del Sannio sotto il titolo di Il Papa beneventano: Vincenzo Maria Orsini - Benedetto XIII.

Quattro sono le fasi biografiche messe in risalto in questo saggio: l’adolescenza del nobile Orsini con il maturare della vocazione religiosa; il suo ingresso nell’Ordine dei predicatori, facendosi Domenicano, fino alla travagliata accettazione del cappello da cardinale; la nomina alla cattedra episcopale in Manfredonia-Siponto, Cesena, Frascati, Porto e Rufina prima di raggiungere la sede   di Benevento ove ha lasciato un’impronta indelebile nel corso dei 44 anni di reggenza; infine la non desiderata elevazione al trono pietrino con il nome di Benedetto XIII che lo distoglieva dalla sua mistica visione di pastorale religiosa. Fece cose grandi da arcivescovo (novello San Carlo sul piano diocesano) ma anche da pontefice impresse tracce durature quale esempio vivo di umiltà e di pietà. Fra’ Maria Vincenzo si presenta pertanto come personaggio-chiave del territorio sannita a cavallo di due secoli difficili tra il declinante ambiente del potere clericale in ogni affare di Stato e di Chiesa al cospetto degli incalzanti orizzonti dell’evoluzione culturale nel Settecento. Un uomo del Sud, pugliese, tutto da scoprire e da apprezzare alla luce della sua attualità di sacerdote e di animatore sociale: non a caso la linea genealogica episcopale di Papa Francesco risulta collegata a Benedetto XIII (ecco una curiosità scoperta dall’autore di questa originale biografia) diventando in tal modo suo diretto “discendente” (Luigi Vinciguerra).

Sacra miscere profanis. Compenetrare il piano ecclesiastico con quello laico. Ad Dei atque Regni majorem gloriam. Per le migliori fortune della Chiesa e della Nazione. Ecco il succo del disegno politico che in materia religiosa caratterizzava nel Settecento lo Stato di Napoli, dalla sua capitale fino alle terre più lontane[1]. Il diciottesimo secolo – “tempo eroico” della storia partenopea, per dirla con il Tanucci[2] – si apriva con l’avvento di una dinastia intimamente connessa al popolo ma si chiudeva con la tragica avventura di una repubblica forgiata da validissimi uomini, tuttavia colpevoli di aver sposato un’ideologia assolutamente estranea al tessuto sociale del luogo. Arturo Carlo Jemolo sosteneva che “l’ordito della storia è dei più complicati; dottrina e pratica, teoria ed azione sono sempre mescolate… e pertanto non poteva non darsi una certa propensione per quegli scrittori giurisdizionalisti che osteggiavano l’assolutismo papale e per quei riformisti, sul terreno economico sociale e politico, che restavano inascoltati dai monarchi”[3]. Il tutto sollecitato da una ventata religiosa imprevista e autentica quale era il verbo del giansenismo[4]. Per questi motivi, re Carlo di Borbone[5], che intuiva la novità dei tempi pur senza dominarla, puntava il suo obiettivo sul progresso economico e civile, tuttavia senza poter contare su strutture politico-sociali in grado di sostenere finalità etiche; l’impatto tra spirito progressista e spirito conservatore accentuava le differenze e provocava danni irreparabili per il futuro dei cittadini napoletani.

Sabato, 14 Settembre 2013 16:05

Benevento nell’età pontificia

mostra didattica

Associazione nazionale Stelle al merito sportivo, sezione di Benevento
S
ocietà storica del Sannio

21-25 ottobre 2013 - Biblioteca Provinciale, Palazzo Terragnoli 

Il Trattato di Worms

Benevento è una città antichissima fondata dal popolo dei Sanniti con il nome di Maloenton, in lingua dorica “gregge” ma interpretato dagli italici come Maleventum, zona battuta dai venti; secondo la leggenda, sarebbe nata con il guerriero greco Diomede, sbarcato in Puglia dopo la guerra di Troia (non a caso l’insegna civica ricorda il mitico cinghiale di Calidone ucciso da Meleagro, zio dell’eroe: Omero, Iliade, IX, 526-549).

Lunedì, 22 Luglio 2013 21:05

Chi siamo

 

Fondata nel 2004 da un nucleo di intellettuali e cultori di storia, la Società storica del Sannio cerca di colmare uno specifico vuoto culturale della città sannita. Non a caso essa si richiama nell'intestazione ad un organismo creato – quasi un un secolo fa – all'estinta Società Storica che era stata promossa nel 1922 da Enrico Cocchia, Antonio Mellusi, Antonio Jamalio e Alfredo Zazo, la cui primaria attività consistette nel redigere gli Atti di un "Archivio storico” assieme agli “Annali della Società storica” (questi ultimi integralmente ristampati dall'editrice Torre della Biffa, in tempi recenti). La ripresa dell'associazione è avvenuta per iniziativa di Gianandrea de Antonellis che attualmente ricopre la carica di presidente. Adesso la nuova Società storica del Sannio si pone l’obiettivo di contribuire ad ogni tipo di studi tesi a coltivare la memoria storica del territorio e nello stesso tempo onorare figure del passato che hanno onorato la civiltà sannita.

La nuova Società storica del Sannio sta inoltre realizzando una Biblioteca specializzata di storia, dotata di oltre seimila titoli tra volumi opuscoli e periodici sia a carattere scientifico sia a carattere letterario, la cui base è costituita dal patrimonio librario di Giacomo de Antonellis - giornalista professionista, scrittore. bibliofilo - che ha lavorato in campo editoriale per diversi decenni fondando tra l'altro a Milano il Club di Autori Indipendenti.

L'organismo collabora principalmente con la Fondazione Francisco Elías de Tejada, con sede a Madrid

 

Contatti  

Società storica del Sannio
Palazzo Isernia al corso Garibaldi (già Strada Magistrale) 95
82100 Benevento  BN
Tel. 0824.53464
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