A differenza di quanto fatto con le opere degli altri due autori, riesumate dall’oblio per sottolinearne l’importanza politologica, in questo caso Elías de Tejada stronca senza mezzi termini il pensiero, sostanzialmente totalitario e “antinapolitano” dell’antico autore, contribuendo non poco all’opera di rivisitazione della verità e di critica alla “leggenda bianca” che ha fatto di tre autori come Giordano Bruno, Galileo Galilei e Tommaso Campanella altrettanti campioni del librero pensiero. Tale distorsione della verità è dovuta alle vicende giudiziarie dei tre: mettendo da parte le vicissitudini biografiche e concentrando l’attenzione sulle loro opere ci si rende invece conto di trovarci di fronte a personalità tutt’altro che razionali, affondando le radici del loro pensiero nella magia (Bruno), nell’astrologia (Campanella) o in una notevole presunzione (come avvenne per Galileo, la cui “persecuzione” fu peraltro estremamente blanda e varie delle cui teorie – ad iniziare da quella sull’origine delle macchie solari – vennero smentite dalle sperimentazioni successive).
Ciononostante, i tre continuano ad essere additati quali campioni del “libero pensiero” contro l’oscurantismo di marca clericale e – ovviamente – spagnolo.
Quanto poco “liberale” fosse Tommaso Campanella lo si può apprezzare da questa opera che, assieme alla ben nota Città del Sole, si pone come un vero e proprio manuale per la creazione di uno Stato totalitario, come constatò anche un autore non sospetto di simpatie tradizionaliste come Montanelli (cfr. qui a p. 6).
Come sempre, risalire alle fonti documentarie è fondamentale per una ricerca scientifica e permette di giudicare obbiettivamente il valore dei testi che si sono in precedenza conosciuti solo indirettamente attraverso il giudizio altrui.
E questo è il senso della presente riproposizione della Monarchia di Spagna di Tommaso Campanella.